"43 - run slam fall reborn". Fermo immagine. PIETrA, 23 giugno 2013.
"43 - run slam fall reborn". Fermo immagine. PIETrA, 23 giugno 2013.
Umberto Croppi nello studio di Roma con accanto la mia "Alzata Italia".
Umberto Croppi nello studio di Roma con accanto la mia "Alzata Italia".

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SETTEMBRE

Giugno

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Febbraio

salvatica papiniana

CASA DELLE LETTERATURE

ROMA 16 FEBBRAIO 2010

Menabò
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L’ESTATE A PONTE MILVIO

 

Non è la prima volta che la Casa delle letterature ospita una mostra: arte e letteratura vanno spesso di pari passo e l’una è complemento dell’altra.

Quello di Paolo Gennaioli è però un caso a sé stante: la sua iniziazione alla pittura nasce tutta all’interno di una rivelazione letteraria. L’ambiente su cui il giovane fiorentino aprì il suo sguardo è, secondo i canoni delle avanguardie, un territorio in cui i generi si intrecciano: letteratura, poesia, pittura, arti plastiche e chi – come Soffici, Maccari, Rosai – era pittore, era anche scrittore, agitatore culturale.

Tuttavia la sua scoperta, la sua passione e la sua vita sono legate a una figura di letterato puro, inarrestabile, prolifico, ma solo scrittore e poeta, non pittore: quel Giovanni Papini che Gennaioli incontra idealmente in un punto cruciale della sua parabola artistica e umana, con la lettura di Un uomo finito, che lo porterà per mano dentro l’avventura letteraria di un grande Italiano, interprete della crisi di un’epoca non ancora conclusa.

Un caso, dunque, eccezionale in cui la passione per l’arte, il mettersi definitivamente in gioco con tecniche mai imparate in un’accademia, deriva per intero da una scoperta di letture; una sorta di percorso maieutico per cui un maestro mai incontrato in vita ha tratto dal mondo interiore di un ragazzo la voglia di misurarsi con le forme e i colori.

Se dunque grandi come Rosai e Soffici hanno fatto da sfondo alla sua formazione, se con questi gli ha fatto da tramite un maestro come Dino Caponi, Gennaioli ha preso una sua strada, tutta sua: da quegli esempi ha imparato la forza dell’essenziale, di quel rigore assoluto che aveva cambiato nell’arte italiana il rapporto con la rappresentazione della realtà ma non c’è traccia di imitazione, non c’è rimando o citazione ai giganti toscani del ‘900.

Semmai, se un accostamento è possibile, non riguarda le immagini di quei geni ma proprio l’esperienza letteraria di Papini, per il quale l’immedesimazione di Gennaioli arriverà a calcarne i sentieri, a usare come rifugio lo stesso che fu dell’autore della Storia di Cristo, la casa di Bulciano in cui l’uno scriveva e l’altro dipinge e compone versi. Da qui vede snodarsi il Tevere prossimo alle sue sorgenti, lungo un percorso che ora idealmente compie per seguire il fiume fino alla sua prima esposizione romana.

Non voglio farmi critico, ché non è il mio mestiere, e voglio pure astrarmi dalla mia intensa esperienza fiorentina che mi ha fatto avvertire con forza il contesto da cui i sentimenti di Paolo hanno origine ma sento nei suoi segni duri e plasmabili come fil di ferro, nei suoi colori sanguigni, una forza che viene da lontano e pure di una originalità assoluta. C’è nei suoi quadri, nelle sue grafiche (come nelle sue poesie) il coraggio di andare dove nessuno è stato.

Con la purezza di un rito barbaro Gennaioli distende sulle sue tavole tutto sé stesso, scegliendo la materia e i pigmenti che meglio si accostano alla sua voglia di darsi senza pudore, mettendo, come il suo Papini dell’Uomo finito, “a nudo viscere e nervi”.

Poter presentare al pubblico romano il suo lavoro, in un luogo di confine come la nostra “casa”, non è dunque un semplice gesto di ospitalità ma un’occasione per conferire all’artista un giusto riconoscimento e un’opportunità che, spero, critici e appassionati sappiano cogliere.

 

Umberto Croppi

 

 

 

SUMMER AT PONTE MILVIO

 

 

 

It is not the first time that the Casa delle Letterature plays host to a painting exhibition: the visual arts and literature go hand in hand and complement each other.

The Paolo Gennaioli exhibition, however, is unique onto itself: his initiation as a painter came about as part of a literary revelation. The environment upon which the young Florentine opened his gaze was, in keeping with avant-garde tenets, a place in which the genres intermixed: literature, poetry, painting, sculpture. Like Soffici, Maccari and Rosai before him, Paolo Gennaioli is a painter, but also a writer and cultural activist.

In any event, his realisation, passion and life are all linked to one figure of pure literature: unstoppable, prolific, yes, but a writer and poet, never a painter. This was the Giovanni Papini that Gennaioli encountered at a crucial point in his life and art, through a reading of A Man–Finished. The book would lead him by the hand through the literary adventures of a great Italian, the vivid interpreter of a crucial era that has yet to reach its conclusion.

 

Gennaioli’s case is also exceptional in the passion it reveals for art, the bold use of techniques that were not learnt in any academy and that stem entirely from a literary discovery. This is a sort of Socratic method by which a master who was never known during life had the power to extract from the inner world of a young man the desire to express himself through shapes and colours.

However, while Rosai and Soffici formed the background for his training and a maestro such as Dino Caponi gave his encouragement, Gennaioli has taken a path that is totally his own. From his masters he learnt the power of the essential, that absolute rigour that in Italian art totally changed the way in which reality was represented; and yet, there is no trace of imitation, there is not one reference to the Tuscan greats of the twentieth century.

If any comparison can be made at all it is not with the images of the geniuses mentioned above, but with the literary experience of Papini. Gennaioli’s identification with the master forged out his path and led him to use as a refuge and art studio the same house in Bulciano as that in which Papini wrote Life of Christ and much more. From the house it is possible to see the Tiber wind its way from its origins along a route that Gennaioli himself is now taking to his first Rome exhibition.

 

Without wishing to play the art critic, which is not my field, and without wanting to dwell too much on the intense period I spent in Florence that allowed me to experience the context from which Paolo’s emotions have their origin, I would like to say this: I see in his paintings the hard yet mouldable qualities of wrought iron, in his rich colours a power that comes from afar and yet is absolutely original. In his paintings, in his drawing (and indeed in his poetry) there is the courage to go where no-one has gone before.

With the purity of a pagan ritual, Gennaioli stretches all of himself onto his canvases, choosing the materials and pigments that fit best with his desire to give himself unabashedly, and in so doing, as Papini said in A Man–Finished “exposing innards and nerves”.

Presenting Gennaioli’s work to the public here in Rome, in a unique setting such as our “casa”, is not therefore a simple gesture of hospitality, but rather an opportunity to allow the artist his due recognition. It is an opportunity that I hope both critics and art lovers will relish.

 

(Ivor Rowan translation) _____________________________________________________________________

DENTRO LE TECHE

SALVATICA primo numero
SALVATICA primo numero
Rebello, L'ANIMA DELLA CERES.Pagine 2 e 3. Bulciano, 25 dicembre 2006.
Rebello, L'ANIMA DELLA CERES.Pagine 2 e 3. Bulciano, 25 dicembre 2006.
Giovanni Papini, GIORNI DI FESTA
Giovanni Papini, GIORNI DI FESTA
Giovanni Papini, UN UOMO FINITO
Giovanni Papini, UN UOMO FINITO
Paolo Gennaioli: BULCIANO;  A CROPPI, A ROMA
Paolo Gennaioli: BULCIANO; A CROPPI, A ROMA
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti, DIZIONARIO DELL'OMO SALVATICO
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti, DIZIONARIO DELL'OMO SALVATICO

Papini fece conoscere all’Italia William Blake traducendo “Matrimonio del cielo e dell’inferno” alcuni anni prima che André Gide lo traducesse in francese.

Il caso, non caso, ha voluto che prima di scoprire e amare Papini io leggessi Blake e ascoltassi i Doors nel mio primo matrimonio del giorno e della notte.

Sempre Papini, si può dire, fa conoscere e innalza a maestro Ottone Rosai. E sempre il non caso mi dona Rosai*, e mi metto alla sua bottega a rubare con gli occhi il suo silenzio. Perché la pittura, anche la scrittura, è fatta di silenzio.

Sotto ci sono le opere che ricordano la mia origine.C’è anche un inedito paragone tra Rosai e i Doors.

*Rosai e il suo allievo prediletto Dino Caponi perché la struttura compositiva e l’amore per l’azzuro  di tanti miei quadri: alzate, vasi con fiori, Torri Gemelle, si rifanno al suo quadro “Fiori” che da sempre ho nello studio.

 

Willam Blake, MATRIMONIO DEL CIELO E DELL'INFERNO. 1790. (Contiene anche i "Proverbi infernali" ).
Willam Blake, MATRIMONIO DEL CIELO E DELL'INFERNO. 1790. (Contiene anche i "Proverbi infernali" ).
Paolo Gennaioli, GIOVANNI PAPINI. Bulciano 1990. Olio su tela. (Fotografia).
Paolo Gennaioli, GIOVANNI PAPINI. Bulciano 1990. Olio su tela. (Fotografia).
"Autoritratto" 1991. Olio su .faesite. Collezione Biblioteca Comunale di Sansepolcro.
"Autoritratto" 1991. Olio su .faesite. Collezione Biblioteca Comunale di Sansepolcro.
"Jim Morrison" 1990. Olio su tela.
"Jim Morrison" 1990. Olio su tela.
"Easy Rider" 1990. Olio su tela.
"Easy Rider" 1990. Olio su tela.
OTTONE ROSAI 1990. Olio su tela.
OTTONE ROSAI 1990. Olio su tela.
Dini Caponi, FIORI. 1955. Olio su tela.
Dini Caponi, FIORI. 1955. Olio su tela.
The Doors, MORRISON HOTEL. 1969. Quarta del 33 giri..
The Doors, MORRISON HOTEL. 1969. Quarta del 33 giri..
Ottone Rosai, MASCALCIA. 1927. Puntasecca. Fotografia.
Ottone Rosai, MASCALCIA. 1927. Puntasecca. Fotografia.
REBELLA quarto numero.
REBELLA quarto numero.
Michelangelo "Sibilla Cumana".
Michelangelo "Sibilla Cumana".
Cafè Europa. "Mio padre".
Cafè Europa. "Mio padre".
Giovanni Papini, GIUDIZIO UNIVERSALE: ARTIERI
Giovanni Papini, GIUDIZIO UNIVERSALE: ARTIERI
Giovanni Papini, GIUDIZIO UNIVERSALE: DIVERTITORI
Giovanni Papini, GIUDIZIO UNIVERSALE: DIVERTITORI
Giovanni Papini, GIUDIZIO UNIVERSALE: DIVERTITORI
Giovanni Papini, GIUDIZIO UNIVERSALE: DIVERTITORI
Giovanni Papini, LACERBA: IL GIORNO E LA NOTTE
Giovanni Papini, LACERBA: IL GIORNO E LA NOTTE
Giovanni Papini, LACERBA: IL GIORNO E LA NOTTE
Giovanni Papini, LACERBA: IL GIORNO E LA NOTTE
n. 2
n. 2
Pag. 2.
Pag. 2.
Rebello, FERRARI
Rebello, FERRARI
Paolo Gennaioli, IL PANE DI CELLULOIDE
Paolo Gennaioli, IL PANE DI CELLULOIDE
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti: AFFISSIONE
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti: AFFISSIONE
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti: AFFISSIONE
Giovanni Papini, Domenico Giuliotti: AFFISSIONE
Ardengo Soffici, L'ESTATE A BULCIANO
Ardengo Soffici, L'ESTATE A BULCIANO
 WE CHILDREN. The sisters Rome and Florence are our mothers and we lie naked suckling the sweetest of fresh milk from the domes of St Peter's and the Cathedral of Florence. The breast of Italy and of the whole world.
WE CHILDREN. The sisters Rome and Florence are our mothers and we lie naked suckling the sweetest of fresh milk from the domes of St Peter's and the Cathedral of Florence. The breast of Italy and of the whole world.
n. 24. THE FONTANEL (BAPTISM OF GOD). In a crib of vitalba protected by persimmon trees lies the fontanel. God at its base, seated and tired, has finished creating good and evil, finished with births and banishments, now produces forehead and soul.
n. 24. THE FONTANEL (BAPTISM OF GOD). In a crib of vitalba protected by persimmon trees lies the fontanel. God at its base, seated and tired, has finished creating good and evil, finished with births and banishments, now produces forehead and soul.
A   DINO CAPONI
A DINO CAPONI
N. 26. BURNT ALIVE. He had stolen a blanket but they undressed to burn him.
N. 26. BURNT ALIVE. He had stolen a blanket but they undressed to burn him.
Augusto Giordano
Augusto Giordano
Da sinistra: Umberto Croppi, Maria Ida Gaeta, Paolo Gennaioli, Narciso Parigi.
Da sinistra: Umberto Croppi, Maria Ida Gaeta, Paolo Gennaioli, Narciso Parigi.
Dentro le teche: Paolo Gennaioli, rivista "Rebella" ideata e diretta. Primo numero: Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE. (Edita da Fabio Roggiolani)
Dentro le teche: Paolo Gennaioli, rivista "Rebella" ideata e diretta. Primo numero: Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE. (Edita da Fabio Roggiolani)
n. 2
n. 2
n. 4
n. 4
OTTONE ROSAI - MAX BIAGGI
OTTONE ROSAI - MAX BIAGGI
Umberto Croppi, GIOVANNI PAPINI
Umberto Croppi, GIOVANNI PAPINI

QUADRI IN MOSTRA

LA FONTANELLA (IL BATTESIMO DI DIO)
LA FONTANELLA (IL BATTESIMO DI DIO)
DIOSPERO
DIOSPERO
ALZATA BLU
ALZATA BLU
GOG
GOG
TULIPANI
TULIPANI
GARDENIA
GARDENIA
LA CACCIATA
LA CACCIATA
I GIGLI TURCHI
I GIGLI TURCHI
JASMINE
JASMINE
VIOLA
VIOLA

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2002

Firenze, 11 settembre 2002

11 settembre

CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA

Consiglio Regionale della Toscana: Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE - una mostra, un ricordo. Con Fabio Roggiolani che inaugura e Grae Lorimer. Roggiolani è stato promotore e organizzatore. Firenze, 11 settembre 2002.
Consiglio Regionale della Toscana: Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE - una mostra, un ricordo. Con Fabio Roggiolani che inaugura e Grae Lorimer. Roggiolani è stato promotore e organizzatore. Firenze, 11 settembre 2002.
Grae Lorimer
Grae Lorimer
Elisa Biagini legge una sua poesia. Consiglio Regionale della Toscana: Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE - una mostra, un ricordo. Firenze, 11 settembre 2002.
Elisa Biagini legge una sua poesia. Consiglio Regionale della Toscana: Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE - una mostra, un ricordo. Firenze, 11 settembre 2002.
Paolo Gennaioli e  Riccardo Nencini. Consiglio Regionale della Toscana: Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE - una mostra, un ricordo. Firenze, 11 settembre 2002.
Paolo Gennaioli e Riccardo Nencini. Consiglio Regionale della Toscana: Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE - una mostra, un ricordo. Firenze, 11 settembre 2002.

L'undici settembre lo spot d'un gelato
variegato all'amarena interruppe la diretta TV
alle Torri Gemelle, una ancora in piedi in fumo,
l'altra caduta.
Quale la vera tragedia?

Am elften September unterbrach ein Spot für buntes
Amarenakirsch-Eis die Fernsehübertragung über
das Flugzeugattentat auf die beiden Türme des
World Trade Center, ein Turm stand noch und
rauchte, der andere war bereits eingestürzt.
Was ist die eigentliche Tragödie?

September 11th, 2001: a television commercial for
cherry-flavoured ice-cream interrupts the live
broadcast from the Twin Towers, one of which is
still in flames, the other collapsed.
Which is the real tragedy?

*

Noi nel mondo siamo le scimmiette di Herzog che fuggono Kinski.

Auf der Welt sind wir die Herzogs Äffchen, die vor Kinski flüchten.

In this world we are Herzog's monkeys, fleeing from Kinski.

Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE. 31 dicembre 2001 "Pinacoteca Regionale della Toscana"
Paolo Gennaioli, 11 SETTEMBRE. 31 dicembre 2001 "Pinacoteca Regionale della Toscana"

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2001

"Consiglio Regionale della Toscana": OPERE DELLA COLLEZIONE REGIONALE a cura di Giovanna Maria Carli. Volume primo. Pagg. 38 e 39. Firenze, novembre 2003.
"Consiglio Regionale della Toscana": OPERE DELLA COLLEZIONE REGIONALE a cura di Giovanna Maria Carli. Volume primo. Pagg. 38 e 39. Firenze, novembre 2003.

Vedendo la pittura di Paolo vengono alla mente le frasi di un libro molto bello dove sono raccolti alcuni saggi di Cristina Campo, la scrittrice "trappista della perfezione":

"Misterioso è il narratore di fiabe. Come misterioso è il pittore, narratore di fiabe anch'esso. E' un esperienza preziosa caduta in sorte a un essere singolare, che può riflettere, come una coppa fatata, il sogno di una moltitudine..."

La sua pittura è come un campo magnetico dove convergono da ogni lato, a comporsi in figure, segreti inesprimibili della sua e dell'altrui esistenza.

Gennaioli vive nella possibilità di potere e saperci raccontarci i suoi / nostri percorsi attraverso le verità e le variazioni di eventi, sensazioni, emozioni.

 

Giovanna Maria Carli

Firenze, novembre 2003

 

"Sulla pena di morte". La pena di morte è una vendetta. Negli Stati Uniti è una vendetta fatta con la biancheria pulita.      The death penalty is a vendetta. In the United States, it is a vendetta carried out with the clean linen.
"Sulla pena di morte". La pena di morte è una vendetta. Negli Stati Uniti è una vendetta fatta con la biancheria pulita. The death penalty is a vendetta. In the United States, it is a vendetta carried out with the clean linen.

"Sulla pena di morte"  Pinacoteca Regionale Toscana Acquisizione: Ottobre 2001
Madre e figlio. La madre rappresenta l'America e si ispira al servizio fotografico LA RAGAZZA DEL RODEO su "D la repubblica delle Donne". Il figlio è il volto, il fotogramma dell'istante prima del suicidio, di Edmund in "Germania anno zero" di Roberto Rossellini. 

 



VETRINA DEL PREMIO AREZZO: Paolo Gennaioli, "L'Abbandono" PREMIO DINO CAPONI. Arezzo, Sala Sant'Ignazio, 16 settembre 2000.
VETRINA DEL PREMIO AREZZO: Paolo Gennaioli, "L'Abbandono" PREMIO DINO CAPONI. Arezzo, Sala Sant'Ignazio, 16 settembre 2000.
VETRINA DEL PREMIO AREZZO: Paolo Gennaioli, "L'Abbandono" PREMIO DINO CAPONI. Arezzo, Sala Sant'Ignazio, 16 settembre 2000. Ora della collezione "Galleria Comunale d'Arte Contemporanea Arezzo".
VETRINA DEL PREMIO AREZZO: Paolo Gennaioli, "L'Abbandono" PREMIO DINO CAPONI. Arezzo, Sala Sant'Ignazio, 16 settembre 2000. Ora della collezione "Galleria Comunale d'Arte Contemporanea Arezzo".
Raul Rega, FIRENZE UN MILLENNIO. Testi critici di Giovanni Faccenda. Collana "La Loggia Incontri". Firenze, dicembre 1999. Pagina 196: Paolo Gennaioli.
Raul Rega, FIRENZE UN MILLENNIO. Testi critici di Giovanni Faccenda. Collana "La Loggia Incontri". Firenze, dicembre 1999. Pagina 196: Paolo Gennaioli.

Pagina 196

Cresciuto sulle orme di Rosai e Soffici, con un occhio non proprio indifferente per le avanguardie di Burri e Cagli, Paolo Gennaioli è certamente da considerare oggi come una delle grandi promesse della pittura contemporanea, in virtù del rigore formale e della ricerca innovativa che alimenta la sua opera. Che nasce dalla rispettosa memoria del passato, pur mantenendo viva l'attenzione ed un'acuta indagine conoscitiva verso tutto quanto è presente.

 

Giovanni Faccenda

Firenze, dicembre 1999

 

Da sinistra: Fabrizio Forlai, Mauro Seri, Renato Dainelli. Sansepolcro, agosto 1999.
Da sinistra: Fabrizio Forlai, Mauro Seri, Renato Dainelli. Sansepolcro, agosto 1999.

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MoMA library

http://arcade.nyarc.org/search~S12?/agennaioli/agennaioli/1%2C2%2C9%2CB/exact&FF=agennaioli+paolo&1%2C6%2C

http://arcade.nyarc.org/search~S12?/agenna/agenna/1%2C33%2C44%2CB/frameset&FF=agenna+paolo+1970&1%2C1%2C/indexsort=-

V&A library

http://catalogue.nal.vam.ac.uk/ipac20/ipac.jsp?session=12H470S2G4956.3916&profile=nal&uri=link=3100006~!43881~!3100001~!3100002&aspect=subtab114&menu=search&ri=2&source=~!horizon&term=Gennaioli%2C+Paolo&index=NAME

http://catalogue.nal.vam.ac.uk/ipac20/ipac.jsp?session=12H470S2G4956.3916&profile=nal&uri=link=3100006~!43881~!3100001~!3100002&aspect=subtab114&menu=search&ri=9&source=~!horizon&term=January%2C+Paul&index=NAME

NATIONAL GALLERY OF ART library

http://library.nga.gov/cgi-bin/Pwebrecon.cgi?Search_Arg=gennaioli&Search_Code=NAME_&CNT=50&PID=aFGybRseAgMIPr7fxtImcNZIs5t2&BROWSE=1&HC=3&SID=2

Libro secondo: OTTONE ROSAI Disegni - PAOLO GENNAIOLI Dipinti. Edito e curato da Fabrizio Forlai. Critica di Tommaso Paloscia. Firenze, maggio 1994.
Libro secondo: OTTONE ROSAI Disegni - PAOLO GENNAIOLI Dipinti. Edito e curato da Fabrizio Forlai. Critica di Tommaso Paloscia. Firenze, maggio 1994.

Venti disegni di Ottone Rosai e venti dipinti del giovane Paolo Gennaioli: che ci fanno insieme in una mostra? Potrebbe trattarsi di una provocazione, perché no? Anzi, a prima vista, ci starebbe; e il rapporto fra i due diversi modi di esprimere l’immagine, diversi e soprattutto nei valori estetici ovviamente, le singole esperienze differenziate – profonda e ampia quella di Ottone, appena sorgiva quella di Paolo – fanno da supporto all’ipotesi provocatoria. Ma non è così. Gennaioli ( che torna in questa occasione a riaffermare la regola della patronimìa riacquisendo il cognome autentico dopo aver usato nei suoi primi passi artistici quello di “Genna”, fittizio per troncamento) è un disegnatore nato, vale a dire istintivo; e i suoi tentativi da autodidatta li ha iniziati sotto la suggestione prevaricante di quella potenza espressiva che è nei disegni e nelle pitture di Rosai: una guida per il ragazzo che si affacciava timidamente ma con una stimolante carica emozionale sul mondo dell’arte; e in breve un idolo. Pareva, all’inesperto avventuratosi senza scuola specifica nel vasto e ingannevole territorio, di ritrovare in Rosai la gigantografia della propria immagine artistica per via di quel segno forte; per quella interpretazione picaresca della realtà.

Forse aveva in parte ragione ma in effetti sottovalutava la propria naturale tendenza all’espressionismo – quello della Brucke, nota Pier Paolo Castellucci che ha sostenuto fra i primissimi la validità del pittore di Pieve Santo Stefano – nelle cui pagine può ritrovare l’incisività del proprio segno e lo stimolo emozionale che gli proviene dalla realtà mai abbandonata nelle sue inquietanti interpretazioni.

In Gennaioli, tuttavia, l’immagine di Ottone è rimasta nell’anima: quello sguardo ripreso nel 1990 da un noto autoritratto del Maestro, follemente fisso sull’interlocutore come nell’atto di esercitare tutta la sua potenza magnetica per una ipnosi profonda, costituisce probabilmente una dichiarazione di provenienza. Una confessione estetica. E la mostra di oggi vuol essere un omaggio umile e sentito per il “gigante” che ancora suggestiona il fare pittorico dell’improbabile “allievo” che nella facciata della chiesa di S. Spirito riconferma la vocazione non del tutto affogata nei ricordi. Ma intende anch’essere una rievocazione affettiva delle origini del proprio cammino. E vi oppone pertanto le cose più recenti che si avviano con prudenza verso un destino diverso, talvolta indicato nella scabra rappresentazione dei “giaggioli”, nella “poltrona” del ’91 dall’impostazione disegnativa apparentemente disordinata, in alcuni paesaggi che tentano sempre più ostinatamente la via della sintesi: un miraggio apparso in cima a un itinerario reso faticoso dalla difficoltà di suggere nutrimento nella tavolozza ancora avara di esperienze ma generosa nell’alimentare le speranze. Ed è sempre il segno a scandire quel procedere ancora istintivo sebbene culturalmente sempre più sapido: come nella rappresentazione di “interno” in cui il colore si impegna nella elementarità delle ripartizioni e nella coraggiosa affermazione dei bianchi che riescono a sfondare lo spazio e a creare contrasti plastici fra pieni e vuoti.

Non un riferimento specifico, dunque, ai disegni sempre meravigliosi di Rosai; nessuna ombra di sfida ma doverosa riverenza verso chi ha provocato i primi sogni dell’aspirante artista lanciandone la fantasia negli spazi ampissimi di un immaginario già pronto a recepirli in orbita di parcheggio. Evitate anche le analogie tematiche che avrebbero potuto sollecitare il piacere della provocazione; perché, al di sopra di qualsiasi lettura capace di degradare quest’atmosfera di rispetto sacrale, Gennaioli ha posto a differenzazione delle due “anime” un grande pannello in ricordo di Soffici e Papini che molto richiama, nella parte superiore e sovrastante i ritratti, le tempere murali delle bagnanti soffi ciane dipinte dall’artista di Poggio a Caiano per la villa del letterato. Anche questo episodio, uno dei primi concreti della vita artistica di Gennaioli, vuol sottolineare la grande ed esasperata sensibilità del giovane artista, attento a non essere frainteso nello studio solitario che ne alimenta la ricerca; a ricordare tuttavia con gratitudine e umiltà che l’indagine è nata con lo stimolo di quei “mostri sacri” di cui ha subìto il fascino. E mostra come oggi tutto vada ricomponendosi nel suo fantasticare sulla realtà in cui egli vive e che l’assale ogni volta con sollecitazioni violente; e ne esalta le riproposte affidate a quel suo segno terribilmente inquieto.

 

Tommaso Paloscia

Firenze, maggio 1994    

 

 

Libro primo. Edito e curato da Fabrizio Forlai. Critica di Pier Paolo Castellucci. Firenze, maggio 1991.
Libro primo. Edito e curato da Fabrizio Forlai. Critica di Pier Paolo Castellucci. Firenze, maggio 1991.

Nel multiforme e eteroclitico panorama dell’arte oggidiana, quel che colpisce a fondo nella pittura di Paolo Genna  un inconfondibile impronta di carattere fortemente espressivo cha pare aver attinto dalle fonti dell’esasperato realismo nordico, di quello della mitica Brucke soprattutto, la sensibilità nervosa e la maschera fantastica delle immagini pur rimanendo fedelmente ancorata alla tradizione di una toscanità che affonda le radici nella cruda e aspra poetica di Rosai, per esempio, o nella malinconica e astratta imagerie di Marcucci.

Analogie che si presentano, altresì, nel confronto con il ribellismo letterario, e a volte assai indicizzato politicamente, dei Neuen Wilden di ottantesca memoria, ma che Paolo Genna dal gado della sua purezza ideologica e esistentiva, ha mosciamente e inconsciamente elese, forse protetto dalla sua corazza iniziatica e dal suo dichiarato esercizio autodidattico, nonché dalla sua verde esperienza di vita.

Un’esperienza di vita che comunque non ha significato né significa per Paolo il distacco dalla quotidianità, “là – per dirla con Chagall – fuori del mondo, dove il tempo non ha sponde” ma, piuttosto, il reagire di fronte all’insostenibile leggerezza dell’essere, abbandonandosi furiosamente alla propria fantasia e alle proprie energie istintuali.

Una mise en abime di un itinerario pittorico che corre dalle visioni panteistiche della realtà (paesaggi e nature morte che oltrepassano la latenza oggettiva per caricarsi di pure valenze interiori), alla introspezione psicologica di personaggi della nostra cultura storica (Rosai, Poe, Pirandello, Baudelaire, Papini…), attraverso una lettura e una impaginazione formale, al postutto, ingenue, nelsenso di una risposta spontanea e immediata, priva di malizie, alle molteplici domande che l’io creativo poneva di volta in volta per potersi manifestare come portatore di espressività e di contenuti al di là di comunanze e parentele con l’ufficialità dell’arte tout-court.

Paolo Genna, dunque, dalla curiosità idealisticamente rivolta verso un unico trascorrere degli eventi, quasi attraverso un recupero di qui luoghi di riferimento, fisici e intellettuali, che la sua giovane età ha abitato fra molti dubbi e poche sicurezze, fra vertiginose lusinghe e angoscianti ombre, con quel rincorrere, segno dopo segno, pennellata su pennellata, non senza qualche eccesso di disinvoltura, un insiemedi motivi figurali e semplici e vibranti, desertici per la scabra spazialità, dove si insinuano sentimenti di angoscia e di stupore e di misteriche metamorfosi fra figure e paesaggi alle soglie di un’irritata ineluttabilità.

Muovendo da questa profonda immedesimazione fra sé e le cose in un processo di escavazione all’interno dello spirito e della materia, Genna può, per ovvia sorte esordiale, provocare motivi di sconcerto, se non altro per quei rimandi contraddittori scissi fra impulsi positivi e negativi che si dispiegano immagine dietro immagine, ma che, in ultima obiettazione, sono unicamente i riflessi di una coscienza creativa che, per certi versi giustamente, deve ancora chiarificarsi in tutte le possibili funzioni conoscitive nel loro divenire.

 

Pier Paolo Castellucci

Firenze, maggio 1991

 

 

Foto di Marianna Bellini
Foto di Marianna Bellini
Foto di Marianna Bellini
Foto di Marianna Bellini